Il perverso rapporto del Messico con la Coca Cola

Buon anno a tutti miei cari!

Avete già stilato la lista di buoni propositi per l’anno nuovo che verranno puntualmente disattesi nelle prime due decadi? Bene, bravi, la tradizione è importante.

E visto che uno dei soliti buoni propositi è quello di mangiare e bere meno schifezze, oggi parleremo di un argomento che calza a pennello, la bevanda “spazzatura” per eccellenza, la Coca Cola!

Dovete sapere che la bevanda più famosa del mondo, la cui ricetta è un segreto da decine di anni, ha un rapporto particolarmente strano e perverso con una nazione in particolare, il Messico.

Nel paese di Speedy Gonzalez infatti esistono ben 17 fabbriche della Coca Cola, di cui una addirittura, a Toluca è la seconda al mondo per dimensioni e la prima in termini di produzione. Ma non è su questa che ci focalizzeremo oggi, piuttosto quella di San Cristobal de Las Casas nel Chiapas.

Il Chiapas è un po’ il fanalino di coda di tutti gli Stati messicani, è quello più povero e dove la lingua indigena è ancora la più parlata. Però è una sorta di paradiso delle risorse naturali, tanto è vero che è uno dei maggiori esportatori al mondo di frutta tropicale, cacao e caffè.

E voi mi direte, per tutto questo trionfo di colture, ci sarà anche acqua in abbondanza no? Eh si, è vero, con la piccola postilla che però l’acqua viene utilizzata quasi esclusivamente per la produzione, tanto è vero che arriva a meno del 20% della popolazione.

Gli abitanti del Chiapas devono razionare l’acqua che arriva, magari solo una volta alla settimana, per lavarsi, bere, cucinare eccetera. Quindi la soluzione più ovvia quale è? Bere dell’altro (e magari non lavarsi troppo, dannazione ho dato un’idea ai capitalisti, aprire una enorme fabbrica di deodoranti in Chiapas).

Considerando che bere tequila tutto il giorno potrebbe non essere positivo soprattutto in tenera età, la grande lattina rossa viene in soccorso della popolazione locale. Eh si perchè nel Chiapas, la Coca Cola costa di meno dell’acqua potabile.

L’affare, per la Coke è presto fatto. I messicani bevono regolarmente uno, due, anche tre litri di coca cola al giorno, addirittura sostituendola alle altre bevande nelle grandi occasioni, o nelle cerimonie religiose visto che si è sviluppata una credenza locale per la quale il sacro liquido marrone tendente al nero scacci gli spiriti.

Addirittura in alcuni casi, la Coca Cola viene utilizzata come moneta corrente o merce di scambio, in una economia parallela molto….liquida?

Ma voi vi immaginate la quantità di rutti che vengono sparati a San Cristobal?

Rigurgiti gassosi a parte, la situazione ovviamente ha delle conseguenze nefaste sulla salute degli abitanti.

Il consumo di “refrescos”, come vengono chiamate in Messico le bevande zuccherate, ha raggiunto livelli talmente allarmanti, soprattutto nelle fasce giovani della popolazione, da far impennare vertiginosamente i casi di diabete e malattie legate alla malnutrizione.

Per fornirvi qualche dato, tra il 1999 ed il 2006 sono raddoppiati i casi di diabete tra gli adolescenti, malattia che tra l’altro è diventata la causa principale di morte, oltre ad un aumento del 40% dell’obesità nei bambini.

Ma il problema non finisce qui, perchè la malnutrizione non si ferma solamente al consumo di bibite, ma anche all’alimentazione. La dieta di alcune zone del Messico era principalmente caratterizzata da fagioli, frutta e verdura. Il consumo intensivo di acqua da parte di Coca Cola, che è stato autorizzato a passare nel 2006 da 500 milioni di litri l’anno a 620 milioni, ha anche impoverito le falde acquifere e prosciugato molti pozzi, lasciando a secco coltivazioni che venivano utilizzate per il sostentamento della popolazione oltre a molti allevamenti di bestiame.

In più, nel 1994, un accorto tra USA e Messico, il North American Free Trade Agreement, consentiva il commercio di cibi prodotti dallo Zio Sam oltre confine, senza pesanti dazi doganali, inondando il Messico stesso di una quantità enorme di Junk Food a prezzi bassissimi.

Ne è conseguito quindi una diminuzione del 30% della quantità di frutta e verdura nelle diete dei giovani messicani.

Le autorità locali hanno cercato di contrastare questo fenomeno preoccupante, ma ehi, la Coca Cola è un buon vicino, distribuisce durante la pandemia igienizzanti e mascherine, magari ti costruisce qualche infrastruttura per rabbonire la popolazione (perchè mi ricorda un po’ ogni grande azienda tipo la Union Carbide a Bhopal o la SADE al Vajont?). La Coca Cola Company ha rapporti strettissimi con il governo messicano, tanto che lo stesso Presidente Nieto nel 2016 è corso in aiuto della lattina rossa, dicendo di consumarne regolarmente durante il giorno una certa quantità, ovviamente senza zucchero eh, lui ci tiene alla linea.

La Coca Cola va a dar lavoro a centomila persone solo nel Chiapas, più tutto l’indotto, una cifra enorme, che consente all’azienda di esercitare pressioni sulla politica in maniera diretta e pesante.

Ma tutto questo non è bastato, perchè dal 2014 alcuni Stati messicani hanno deciso di aumentare la tassazione sui refrescos del 10%, ed il risultato è stato praticamente immediato, con un calo del consumo del 7%. In più recentemente, regole più stringenti sull’etichettatura, con avvertenze e divieto di vendita di Junk food & drinks ai minorenni, stanno cercando di tamponare un disastro che altrimenti sarebbe immane. Considerate che attualmente, si stima che in generale nella popolazione messicana, ci siano 40 milioni di diabetici, praticamente il 32% degli abitanti, una cifra agghiacciante.

Dal canto suo, la Coca Cola, per rifarsi il trucco, nel 2018 ha diminuito di un terzo lo zucchero nelle sue bevande, un piccolo segno di ascolto verso proteste e cartelli d’allarme che venivano alzati, o più probabilmente un più semplice tentativo di non perdere un mercato enorme. Alla fine è sempre questione di soldi.

Molto bene, per oggi è tutto, mi raccomando, bevete responsabilmente!

Alla prossima puntata!

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