Buongiorno a tutti, prima di cominciare vi consiglio di prendere un bel piumone ed avvolgervi intorno ad esso, così da essere adeguatamente coperti contro gli inevitabili brividi di freddo che vi coglieranno mentre leggerete questo articolo.
Oggi parleremo di uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta, dove l’uomo ha pensato bene che fosse un’idea particolarmente azzeccata quella di costruirci un avamposto per esperimenti scientifici e lo studio del clima.
Mi riferisco alla Base Vostok, una stazione di ricerca antartica di proprietà del governo russo ma situata nella zona di influenza australiana del continente di ghiaccio.
-Voi vi state congelando qui-
Intendiamoci, non è che sia proprio un resort per vacanze in posti sperduti. E’ più che altro un prefabbricato in perfetto stile sovietico, costruito dalla seconda spedizione antartica russa del 1957, con lo scopo di effettuare ricerche di meteorologia, fisica, medicina eccetera eccetera. Prende il nome dalla nave Vostok che tra il 1919 ed il 1920 navigò intorno all’Antartide, comandata da Fabian Gottlieb von Bellingshausen, un esploratore che probabilmente dopo aver visto la rivoluzione di ottobre del 1917 ha deciso che forse era meglio mandare in mona tutti e cambiare direttamente emisfero.
-Rara fotografia restaurata e colorata in post produzione dell’esploratore in partenza dalla Russia dopo aver letto il manifesto politico dei bolscevichi-
Tutto il complesso della stazione Vostok si estende più o meno su 2500 metri quadrati, con edifici per gli alloggi dei ricercatori, una stazione meteo ed altri edifici di supporto che servono per le normali operazioni (tipo non rimanere congelati, avere elettricità, acqua “calda” eccetera). In più sono state scavate sotto al ghiaccio delle caverne per lo stoccaggio delle carote derivanti dalle trivellazioni che servono per lo studio dei cambiamenti climatici. Così facendo, riescono a rimanere costantemente a -55 °C tutto l’anno.
La stazione è rimasta chiusa temporaneamente nel 1994, a causa di problemi tecnici. Solitamente, riesce ad ospitare più o meno 25 persone, ma solamente durante i mesi estivi. Durante i mesi invernali l’equipaggio è ridotto a 13 persone. Servono più o meno 170.000 kg di carburante in un anno per le operazioni della base e qualche migliaio di litri di acqua, che però non è un grossissimo problema da trovare…basta sciogliere un po’ di ghiaccio che hai appena esci dalla porta di casa.
Le temperature di questo accogliente posticino sono di più o meno -30 °C in estate e -50/-60 durante l’inverno. Paradossalmente, è uno dei luoghi più aridi del pianeta. Le precipitazioni infatti sono solo di qualche millimetro all’anno e prevalentemente di neve, brina ed aghi di ghiaccio. L’umidità relativa è praticamente inesistente.
La Base Vostok ha anche il primato di luogo più freddo del pianeta. Nel 1983 infatti è stata registrata la temperatura record di -89.3 °C. Ufficiosamente pare che in realtà il picco fosse di -91.
Vi concedo un attimo per riprendervi dall’inevitabile voglia di riscaldarvi con una cioccolata calda dopo l’aver solo immaginato il freddo in questione.
Per la cronaca, la Russia sta progettando e costruendo un nuovo avamposto, dotato di maggiore comfort per gli abitanti della stazione ed una migliore dotazione tecnologica.
Comunque, la stazione non è l’unica cosa interessante che c’è in quel remoto angolo della Terra.
In realtà qualcosa di molto più prezioso si trova a circa 3700 metri sotto la superficie della calotta di ghiaccio. E’ stato scoperto infatti a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 da Andrej Kapica, mentre i russi stavano effettuando delle esplorazioni in terra antartica. Le dimensioni sono state stimate correlando una grande varietà di dati, comprese anche rilevazioni dallo spazio. Il Lago Vostok è grande circa 14000 km quadrati, ed è profondo più o meno un km. La temperatura dell’acqua è sotto al punto di congelamento, più o meno -3 °C anche a causa della pressione che esercita il ghiaccio sovrastante. Alcuni studi ipotizzano che l’ambiente lacustre sia isolato dal resto del mondo da circa 15 milioni di anni, rendendolo di fatto una capsula del tempo. Inoltre, a causa della temperatura, della pressione e dell’ambiente isolato, la concentrazione di ossigeno nell’acqua è di molto superiore a quella presente in mari, fiumi e laghi diciamo così “standard”. Una tale concentrazione di ossigeno è tra l’altro (un paradosso) letale per la maggior parte degli organismi viventi sulla terra, lasciando spazio quindi ad ipotesi su forme di vita che si sono adattate in maniera originale a quelle condizioni estreme.
Durante gli anni, si è tentato numerose volte di trivellare la calotta di ghiaccio per andare a ficcanasare in quell’ambiente rimasto immacolato per milioni di anni. Perchè oggettivamente lasciare le cose come stanno, per noi essere umani deve essere qualcosa di inconcepibile. Ad ogni modo, passi che per il progresso scientifico e la conoscenza si cerchi di saperne di più, col rischio di contaminare un ambiente protetto dalle forze della natura, ancora gli scienziati non sono riusciti a raggiungere il lago a causa di costanti problemi di carattere tecnico. Punte che si spezzano, punte non adeguatamente sterilizzate, malfunzionamenti eccetera hanno per ora preservato il Lago Vostok dalla mano dell’uomo. E citando nuovamente Armageddon, dovrebbero chiamare forse Bruce Willis per avere una qualche possibilità di arrivare in fondo alla missione.
-Andiam, andiam, andiamo a trivellar…-
Tra l’altro, la grande pressione esercitata dal ghiaccio, farebbe risalire immediatamente l’acqua del lago in maniera piuttosto violenta, una eventualità non proprio semplice da gestire.
Durante i carotaggi comunque si sono analizzati campioni di ghiaccio che contenevano forme di vita (principalmente batteri) ancora attive. Di queste 500 specie circa, la maggior parte sono state definite come “sconosciute” probabilmente estinte sul resto del pianeta. Tra l’altro molte di queste specie sono chemioautotrofe. Sostanzialmente non ricavano energia da mezzi tipo la fotosintesi. Loro sono un po’ indipendenti, vogliono fare tutto da sole e quindi ricavano quello che gli serve dall’ossidazione di sostanze inorganiche semplici. A volte, se trovano qualche molecola organica base se magnano pure quella, tanto sono di bocca buona.
Chissà cosa si potrebbe trovare quindi una volta raggiunto realmente il Lago Vostok. Probabilmente un ecosistema vivo e complesso, nonostante l’ambiente incredibilmente ostico. Vista la posizione ed alcune rilevazioni fatte in passato, si è piuttosto certi ormai che all’interno del bacino vi sia un sistema di correnti attive che danno vita ad un “ciclo” interno. Oltre a questo, nella parte orientale è stata scoperta anche una fonte idrotermale, che oltre a portare oligoelementi, ti concede anche quel poco di energia termica che schifo non ti fa.
Tutte queste caratteristiche in realtà interessano molto agli scienziati con un occhio allo spazio. Come spesso accade, per rispondere a domande sul cosmo, possiamo anche banalmente guardare in casa nostra.
Le condizioni del Lago Vostok sarebbero simili a quelle che si possono trovare su altri corpi celesti come Europa (una delle lune di Giove) ed Encelado (una luna di Saturno). Se non vi siete letti il ciclo di Arthur C. Clarke siete delle bestie immonde e vi invito a recuperarlo perchè è una delle letture più interessanti di Fantascienza (con poca fanta e tanta scienza) che siano state mai scritte.
-Europa ed Encelado-
Si suppone che sia su Europa che su Encelado, vi siano oceani sotto la superficie ghiacciata, con moti mareali e correnti generate sia dall’attività termica del mantello sottostante, sia dalle forze gravitazionali dei dei due giganti gassosi attorno ai quali questi due satelliti orbitano. La sonda Cassini ha rilevato geyser di una notevole potenza eruttare dalla superficie di Encelado, con una velocità superiore ai 1000 km/h e dai dati preliminari sull’analisi di quei getti, ci potrebbe essere davvero la possibilità che quegli oceani possano ospitare forme di vita. La presenza di acqua su questi satelliti inoltre, è anche una caratteristica fondamentale per eventuali missioni con equipaggio che comunque richiederanno progressi tecnologici notevoli e di cui forse è ancora prematuro parlare.
Che dire, per oggi è tutto, spero di non avervi infreddolito troppo con questo articolo…glaciale!
Alla prossima puntata!