Buongiorno a tutti e benvenuti in un altro post in cui faccio domande ma forse non vi lascio nessuna risposta. Volutamente o per caso? Anche qui non vi do risposta, così imparate.

Oggi vorrei parlare di un argomento che è un po’ sulla bocca di tutti i mass-media, ma che secondo me nessuno ha approfondito adeguatamente. Sto parlando del metaverso, un termine che ormai lo sentiamo ovunque, ma davvero sappiamo cosa sia realmente?

Intanto c’è da dire che il buon Zukkina con il suo Facebook/Instagram/Whatsapp non ha inventato proprio un bel niente, rinominando la sua azienda “meta”. Il termine metaverso nasce con un libro del 1992 di Neal Stephenson intitolato Snow Crash. Il termine “meta” sta a indicare qualcosa di oltre, oltre l’universo appunto. Qualcosa di parallelo ed alternativo, coesistente alla realtà.

Nel libro ambientato in una sorta di distopia cyberpunk, viene menzionato un mondo in realtà virtuale dove gli esseri umani, collegandosi tramite sistemi a fibre ottiche possono viaggiare e camminare per le strade di un intero mondo a parte, grazie al loro avatar, una rappresentazione digitale di loro stessi.

Pillola rossa o pillola blu ragazzi? Ma andiamo a vedere quanto è profonda la tana del bianconiglio (semicit).

Tralasciando il fatto che nel libro caso strano gli italiani siano visti come al solito come dei mafiosi gangster (una delle corporation multinazionali è Cosa Nostra, tramite a società “Nuova Sicilia”…e vabbè), lo scritto di Stephenson è sicuramente una delle pietre su cui si basano le fondamenta di quello che è un progetto per il futuro, condiviso da moltissime aziende tech attuali.

Non è solo infatti Facebook/Meta ad aver puntato grosse somme di denaro (parliamo di milioni e milioni di dollari) per questo ambiente virtuale che dovrebbe nascere ed essere condiviso da, de facto, tutti gli utenti internet. In corsa per il titolo di pionieri del nuovo mondo digitale ci sono anche Microsoft, Epic Games, Tencent, Alibaba e decine di molte altre. Insomma, tutte realtà con un potere di spesa decisamente importante e con interessi economici importanti.

L’idea di base è quella di creare un mondo artificiale, parallelo alla realtà, in cui le persone possono, come nel libro di Stephenson, collegarsi tramite i propri dispositivi di realtà virtuale (Oculus ad esempio) o più semplicemente dispositivi mobili o indossabili per la realtà aumentata. Avete presente qualche anno fa quando la gente correva in giro a catturare una carrettata di Pikachu in giro per le città con Pokemon GO (ero uno di loro)? Ecco quello è un tipico esempio di realtà aumentata. I giocatori potevano interagire con l’ambiente circostante reale, tramite una piattaforma di gioco che prendeva i dati ad esempio di strade e luoghi da mappe esistenti.

Questo mi ricorda un momento divertente in cui con la fotocamera attivata trovai uno slowpoke che si faceva il bagno dentro l’acquasantiera di una chiesa. Coff.

Comunque, il metaverso non avrebbe una funzione puramente ludica, almeno nella mente di chi sta sviluppando il progetto. Dovrebbe trattarsi proprio di un mondo a se stante, con possibilità ad esempio di commercio, riunioni e tutta una serie di attività interattive anche potenzialmente utili. Microsoft ad esempio ha recentemente annunciato una piattaforma, chiamata Mesh per Microsoft Teams, che consente agli utenti di incontrarsi in uno spazio virtuale personalizzabile attraverso gli avatar, così da dare una maggiore sensazione immersività e presenza rispetto alle classiche riunioni Meet/Zoom/Teams in cui la gente spesso sta in camicia e mutande, essendo ripresi a mezzobusto. Tra l’altro il Ministro Calderoli ne è stato un precursore della tecnica, un visionario, un uomo sempre un passo avanti.

Un’altra attività che potrà essere svolta nel metaverso è ad esempio l’addestramento per alcune pratiche che non è semplice sia economicamente o più per questioni di fattibilità. Basti pensare alle operazioni chirurgiche o ad interventi particolarmente pericolosi come disinnescare ordigni. O più semplicemente l’addestramento al volo per i piloti sia civili che militari, aumentando il realismo dei simulatori che già sono disponibili grazie ai progressi della tecnologia nel campo delle performance dei dispositivi elettronici.

Per quanto riguarda la medicina, i risvolti sembrano quasi fantascientifici, con visori in grado di sovrapporre le scansioni effettuate prima di un intervento, così da avere punti di riferimento precisi ad esempio per la localizzazione di masse da asportare, oppure per il monitoraggio di segnali vitali. Ma stiamo parlando di target da qui a svariati anni.

Certo, tutti potremmo avere delle schede grafiche belle potenti nei nostri PC, se i prezzi non fossero schizzati per anni alle stelle visto che i miners di cryptovalute ne facevano incetta per farmare bitcoin o altro. Ecco, tra l’altro la questione cryptovalute è strettamente legata al metaverso, visto che sono già nate diverse coin apposta per transazioni nel mondo digitale, per la compravendita di beni o servizi.

E’ indubbio che anche le grandi aziende rivoluzioneranno il metodo per la pubblicizzazione dei loro prodotti, affacciandosi sul metaverso. La Nike ad esempio lo sta già facendo con Nikeland, dove gli utenti possono sbizzarrirsi a vestire il loro avatar con i prodotti brandizzati dello showroom, così da avere un’idea di come potrebbe essere indossato dalla persona il capo di abbigliamento.

Sembra tutto molto bello, ma come per ogni cosa, ci sono anche dei punti oscuri e foschi da prendere in considerazione. Dato che il metaverso sarà di tutti, chi lo gestirà, fattivamente? Beh l’ipotesi più accreditata è che come per l’internet attuale, venga gestito da un ente sovranazionale e non governativo senza scopo di lucro. C’è anche da dire che ci sono temi etici che riguardano ad esempio l’eventuale reazione alla violenza contro gli avatar. Come ci dovremmo comportare se un avatar ad esempio ne picchiasse un altro? Dovremmo applicare le leggi del mondo reale anche nel metaverso? Consideriamo quanti problemi ci sono già attualmente con l’odio su internet e la difficoltà con la quale si cerca di arginare il fenomeno. Se il metaverso diventasse ad esempio il ritrovo per gruppi criminali o eticamente deprecabili? Come si fa ad arginare la corruzione di un intero nuovo mondo che sta per nascere?

Tra l’altro, leggevo da qualche parte online, che per assurdo, le prime lamentele dei beta-tester del metaverso fosse proprio l’insana propensione alla violenza ed all’omicidio sperimentati sui propri avatar. Come se quella realtà virtuale fosse uno sfogo per qualcosa di latente ed oscuro insito nelle persone. Un po’ inquietante in effetti.

Sono interrogativi importanti che probabilmente dovranno essere analizzati da fior fior di esperti e sicuramente NON dal sottoscritto, che probabilmente andrebbe in tilt al primo player-killer che incontrerebbe nel metaverso. Un po’ tipo gli undead-rogue su World of Warcraft quando ci giocavo. Dei dell’Olimpo, quanto li odiavo.

Insomma, la speranza è di non ritrovarsi bloccati in un mondo stile Sword Art Online, dove i giocatori collegati ad un casco VR, morivano nella realtà se venivano uccisi nel gioco. Ah tra l’altro, il fondatore di Oculus ha comunicato di aver creato un visore con dei detonatori in grado di uccidere il giocatore eventualmente morto in game. Ovviamente non verrà mai testato da nessuno. L’ha fatto per sfizio….dice lui.

Insomma, è probabilmente ancora presto per capire cosa sarà realmente il metaverso e come cambierà (se lo farà) le nostre vite. Non ci resta che rimanere informati ed attendere.

Alla prossima!

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