Io davvero volevo fare il nuovo post su un argomento scientifico (vi giuro, è in lavorazione), ma questa dannata campagna elettorale fornisce troppo materiale su cui non riesco a non mettere qualche puntino sulle i.
Partiamo dall’elemento più macroscopico che sta tenendo banco in questi giorni, ossia la rottura dell’alleanza tra Calenda ed il PD. Tralasciando il fatto che fosse più scontata di un rigore dato alla Juventus di un’assenza di Salvini al Senato di un saluto romano tra camerati della Meloni dell’ennesimo matrimonio di Brooke in Beautiful, bisogna anche far notare quanto le colpe non siano esclusivamente del Carletto.
L’unico Carletto che vorrei votare
Per analizzare la rottura, uno dovrebbe riguardarsi un po’ la storia personale di Calenda, che sebbene dica cose anche a volte condivisibili, non è uno che lesina cimentarsi in giravolte più o meno arzigogolate. In più, bisogna anche essere sinceri ed ammettere che il soggetto in questione è uno di quelli che adora “personificare” l’azione politica su se stesso. Non è uno da azione corale, non è un gregario, probabilmente è e sarà un abile front-man, ma infilarsi in una coalizione in cui non è lui il traino o il deus-ex-machina sicuramente non è nelle sue corde. Questo Letta lo sapeva benissimo (a meno che non sia un incredibile ingenuo e cieco, politicamente si intende) eppure ha tentato comunque la strada dell’alleanza (personalmente credo, sperando in un’azione imbonitrice della Bonino, detentrice del simbolo +Europa, a cui si appoggiava Calenda). Ma la colpa del leader di Azione, forse finisce qui. La responsabilità più pesante ce l’ha proprio il leader del PD, che diciamolo pure, non ne sta azzeccando mezza in questa campagna elettorale. Se vuoi creare una coalizione devi definire attentamente il perimetro dell’elettorato a cui ti vuoi rivolgere e di conseguenza anche ai leader a cui puoi affidare le attività di gruppo. La tecnica del “buttiamo dentro tutti pur di non far vincere la destra” ti potrebbe anche regalare una vittoria di Pirro sul momento, ma poi ti regalerebbe anche tutta una serie di potenziali pugnalate alle spalle durante l’attività di governo, con una conseguente instabilità del paese.
Il portamatite regalato da Calenda a Letta durante la firma dell’accordo per la coalizione
Calenda dal canto suo, aveva dichiarato in maniera piuttosto chiara che non avrebbe accettato nella coalizione la presenza di Sinistra Italiana, Verdi e Di Maio. Quindi caro Enrico, lo sapevi benissimo dall’inizio che cercare di tirare dentro anche loro avrebbe indubbiamente causato una frattura, quindi perchè perseverare? Perchè ostinarsi a tirarli dentro? Io non sto dicendo che sia sbagliato allearsi con SI piuttosto che con Azione. Quelle sono scelte politiche che giustamente un leader del partito guida di una coalizione può fare, ma deve valutare attentamente a cosa va incontro, interloquendo con uno piuttosto che un altro. L’accordo parallelo PD-SI-Verdi, per quanto legittimo, è stato comunque comprensibilmente visto come un modo per sputare in faccia alle dichiarazioni del neo-alleato. E’ comprensibile che uno reagisca con lo strappo, è umano. Quindi l’errore più grosso è di Letta, perchè un leader che già è in difficoltà e deve recuperare consensi, di questi errori marchiani non può farne.
D’altro canto però anche dal punto di vista del PD, degli aut-aut così pesanti da parte di un soggetto politico che al momento aveva il 3%, possono ovviamente essere visti come un tentativo di far valere un peso maggiore rispetto a quello reale, e quindi un braccio di ferro, una sorta di test di potenza dei democratici doveva necessariamente essere vinto, pena l’indebolimento della fiducia nella leadership.
Ma la colpa di Letta non finisce qui. Il leader del PD si sta lasciando andare a dichiarazioni non degne di una lotta politica di alto livello. Tralasciamo la scaramuccia post rottura con Calenda da fidanzatini quindicenni, quello che è ancora più grave è l’essersi lasciato trascinare nel fango delle dichiarazioni volgari e sessiste verso una Meloni che è sulla cresta dell’onda. Come diamine ti può venire in mente di accusarla di “incipriarsi” per puntare il dito sull’ovvio retaggio fascista del suo partito? Con tutte le metafore o battute possibili, proprio quella? Ma Enrico, chi cazzo è il tuo spin doctor? Chi è il tuo ghost-writer? Ti prego, licenzialo, piuttosto vengo io a farlo, prezzi modici, giuro.
Ho sempre detto che la Sinistra ha bisogno di un leader forte perchè è il solo modo per parlare al popolo italiano in questo momento storico. Ma forte, non vuol dire becero. Forte non vuol dire lasciarsi trascinare nella lotta nel fango. Forte non vuol dire personalizzare. Forte vuol dire, lo ripeto ancora una volta, anche essere astuti e sapere quali battaglie e con quali armi sono da combattere per vincere la guerra. Enrico, stai combattendo una battaglia di Krojanty, ossia stai andando a cavallo contro dei carri armati. Stai sbagliando armi, movimenti e strategie. Credimi, non è per nulla eroico, è solo molto, molto stupido.
Ma poi, perchè ti parlo direttamente? Manco leggessi sto blog……vabbè.
La notizia di oggi che mi ha lasciato particolarmente colpito è che anche i Giovani Democratici (il braccio junior del PD), ha praticamente scaricato tutta la direzione del partito, invocando un ricambio generazionale che stenta ad arrivare. Non può bastare sbandierare Elly Schlein come volto giovane durante la presentazione del simbolo per incipriarsi fare un lifting alla campagna elettorale. E’ sminuente per lei ed è sminuente anche per l’elettorato under 30 che probabilmente si sentirà preso per il chiurlo.
Ma basta ora sparare sulla croce rossa, il Partito Democratico ahimè, sembra quasi una battaglia persa. Bersani, mi manchi.
La colpa della vittoria della destra (perchè ormai diciamolo, questa pletora di camerati che camminano col passo dell’oca rischia pure di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi), non è colpa solo del PD. E’ anche colpa di Calenda, ed ècolpa di Renzi (my god, che strana coppia che ne è venuta fuori. Un autogol politico degno di Veltroni, con tutto l’affetto). Ora secondo voi, quanto potrà andare avanti un gruppo in cui ci sono due persone con un ego gigantesco? Si daranno battaglia interna ancora prima del 25 settembre.
Renzi e Calenda fra qualche giorno
C’è un altro colpevole. Ed è Conte.
L’avvocato del popolo è un altro leader che è stato completamente colto dalla sindrome del Dio. Forse è l’unico che ha capito che per battere la destra serve forza. Ma come dicevamo prima, bisogna essere forti nel modo giusto. Non si può scaricare la forza anche sui propri personaggi forti (vedi con la Raggi, che sollevava dubbi legittimi sulle regole per le candidature) solo per non apparire deboli, denigrando l’eventuale dissenso interno. Come non si può combattere continuamente a colpi di tweet e post sui social, con fare da bullo da tastiera contro gli altri schieramenti politici. Anche qui si sta combattendo male, con armi sbagliate e senza una strategia efficace.
Quindi, per riprendere il titolo del post, si il mio J’accuse è per voi. Perchè forse dovremmo essere onesti e dire che non è la destra a vincere, sono tutti gli altri a perdere.
Senza contare i due leader scoppiati, Renzi Senior Berlusconi e Salvini, che negli ultimi giorni si rubano le idee e gli slogan a vicenda come due scolaretti in ultimo banco che si copiano i compiti in classe, la Meloni non sta facendo grandi cose per vincere. Si limita ad osservare lo sfascio del resto del panorama politico italiano, guardando i cadaveri che passeranno piano piano trasportati della corrente dell’inettitudine politica. La sua attenzione per ora è intelligentemente volta a crearsi un’immagine di leader affidabile e forte agli occhi della comunità internazionale. Sei furba Giorgia, sei furba.
Ed ora che ho finito di scrivere questo post, andrò a riflettere sulla meta per l’esilio, in vista della vittoria della peggior destra del dopoguerra.
Facciamo una carovana?