Il diluvio universale, un’interessante teoria

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Salve a tutti, piccoli navigatori!

E’ un po’ che non ci si leggeva su queste pagine eh? Eh già, sono stato negligente, per tutta una serie di motivazioni che non starò qui ad elencare, ma a volte la vita tiene in serbo sorprese più o meno gradite. Ad ogni modo, cercherò di tornare ad ammorbarvi con i miei articoli con un po’ più di costanza! Promesso.

Lo so che state dicendo “Oh no, che palle questo..” marrani…

Coooomunque. Visto che fuori piove, ho pensato che ci sarebbe stato bene raccontarvi di una teoria interessante riguardante uno degli eventi più iconici delle saghe fantasy scritture religiose, ossia il diluvio universale!

Prima di cominciare, pensavate che il simpatico acquazzone fosse una prerogativa della Bibbia? Eeeeeh no. Come per molte altre tradizioni, il libro sacro che la stragrande maggioranza di noi si è dovuto sorbire nell’ora di religione a scuola o a catechismo, ha molti punti in comune con altre religioni. Insomma, la SIAE potrebbe tranquillamente accusare di plagio questa e quell’altra religione se andassimo a vedere quante analogie ci sono tra un credo ed il concorrente. Tra l’altro, questa cosa mi fa sempre un sacco ridere quando penso a quanto l’umanità sia imbecille nella sua storia (passata, presente e … futura) ammazzandosi in ogni parte del globo per questioni religiose. Ma in fondo… vale sempre il..

Ok ok, la smetto di polemizzare. Tornando all’acquazzone, facendo un rapido riassunto, nella Bibbia viene narrato che Niels Bohr Dio, per punire l’umanità per i suoi immondi peccati, tipo l’ananas sulla pizza, i jeans con i risvoltini e … l’ultima stagione di Game of Thrones, decide di aprire le cateratte del cielo e mandare giù tanta acqua da cancellare tutto e formattare il pianeta virus dell’umanità. Certo, il caro onnipotente però si è prima premurato di effettuare un backup su iCloud (ahahah.. come sono simpatico) tramite Noè e la sua famiglia, che costruirono allo scopo un’immensa arca dove accogliere una coppia di ogni specie animale (ma le piante? Si parla mai delle piante? Che mangiavano le mucche dopo il diluvio? boh..) per ripopolare il pianeta dopo l’inondazione.

C’è chi ha riso e chi mente. Andremo tutti all’inferno per aver visto i Griffin

Quindi dopo aver caricato tutti sulla nave, ovviamente senza certificazione del RINA, e battente bandiera di qualche paradiso fiscale dei caraibi per pagare meno tasse, l’umanità venne amorevolmente annegata, sommersa da una pioggia di 40 giorni ininterrotti. A nulla, purtroppo, servirono gli avvertimenti di un eroe che ben conosciamo, un ufficiale dell’aeronautica, dall’alto delle sue due lauree.

Tenente Colonnello Petrucci, sei da sempre il mio eroe

Vabbè per farla breve, dopo la pioggia, Noè mandò fuori dall’arca la famosa colomba, che torna con un rametto d’ulivo, segno di pace tra Dio e l’Umanità (eh bello lui, dopo che l’ha sterminata..) e del fatto che le terre sono riemerse e sarà possibile ripopolarle.

Geograficamente, l’arca si narra che si sia arenata sul monte Ararat, in Turchia. Numerose spedizioni sono andate alla ricerca di segni o resti della famosa imbarcazione. Alcuni dicono di aver trovato frammenti di legno e conchiglie risalenti a quell’epoca (parliamo, secondo la cronologia della bibbia, di un periodo di tempo intorno al 4004 a.C, quindi è molto difficile avere dati certi sui ritrovamenti.

Ma come dicevo prima, la Bibbia non ha l’esclusiva sulla storia del diluvio, un po’ come la Sony e la Marvel con i film di Spiderman.

Anche nell’antica Mesopotamia, per la precisione nell’epopea di Gilgamesh, si narrava di un diluvio mandato dal Dio Enlil, e di come il Re Sumero Utanapishtim si salvò costruendo un’imbarcazione con l’aiuto del Dio Enki.

Ma ancora, la mitologia norrena parla di come Ymir, il primo gigante, sconfitto da Odino, annegò praticamente tutta la razza dei gigante con il sangue che sgorgò dalle sue ferite, e solo Bergelmir e consorte si salvarono con una barca, per ripopolare il mondo dei giganti con una nuova generazione.

In Irlanda, si racconta di un diluvio di quaranta giorni (ma guarda un po’! che coincidenza!) da cui si salvò solo una persona (‘mmazza che sfiga..).

Ed ancora, potevamo farci mancare i gattari per eccellenza? Eh no! Anche l’antico Egitto ha la sua versione del diluvio universale, anche se un po’ particolare, visto che pare che abbia inondato la Terra di birra ed ocra rossa per punire l’umanità con la complicità di Sekhmet.

Tralasciando le altre analogie con le altre religioni, la teoria che volevo esporvi è qualcosa che esula un po’ dalla visione classica di “diluvio”. Infatti il 1997, oltre a partorire capolavori cinematografici come Hercules della Disney, Men in Black, Starship Troopers, Il quinto elemento, Il Mondo Perduto, Batman e Robin, ha anche partorito un lavoro di William Ryan e Walter Pitman, estremamente interessante che fornisce un’interpretazione particolare del famoso diluvio.

Dovete sapere, che dopo l’ultima glaciazione, la terra non era proprio come la vediamo oggi. Il livello del mare era globalmente più basso e tendenzialmente c’erano molti laghetti di acqua dolce piuttosto che i grandi bacini che abbiamo in epoca odierna.

Il Mar Nero, ad esempio, veniva alimentato dai corsi d’acqua derivanti dai ghiacciai che andavano però piano piano a ritirarsi, facendo in modo che le acque andassero preferenzialmente verso il mare del Nord ed il Baltico o l’Egeo (andando a riempire tra l’altro un Mar Mediterraneo che vedeva il suo livello progressivamente alzarsi).

Rappresentazione del Mar Nero come doveva apparire circa 7000 anni fa (in azzurro scuro) rispetto a come è oggi (azzurro chiaro)

Per di più, all’altezza del Bosforo, vi era una diga naturale, che separava il Mar Nero dal Mediterraneo, rendendolo de facto una pozzanghera scarsamente alimentata e progressivamente in evaporazione per via delle temperature in risalita.

Secondo la teoria di Ryan e Pitman, ad un certo punto, la diga crollò (vuoi per la pressione dell’acqua del Mediterraneo in salita, vuoi per motivi geologici come terremoti), creando un’enorme cascata che riversava 42 km cubi d’acqua al giorno all’interno del Mar Nero, facendone salire il livello di 15 centimetri al giorno per un anno.

Una inondazione del genere deve aver avuto effetti devastanti sugli insediamenti che presumibilmente popolavano le rive di un bacino d’acqua dolce così grande, mietendo un enorme numero di vittime e rimanendo impresso nella memoria dei sopravvissuti che si spostarono nella valle del Danubio ed in Mesopotamia, dando così origine nei loro scritti al mito del Diluvio, che nel corso delle generazioni avrebbe assunto la connotazione che conosciamo oggi.

A supporto della teoria vi sono effettivamente delle spedizioni archeologiche guidate dal famoso Robert Ballard, che hanno evidenziato la presenza di insediamenti ben a largo della Turchia, a riprova del fatto che il Mar Nero aveva confini ben più ristretti rispetto ad ora (sono state fatte datazioni al carbonio 14 su alcuni reperti, con un risultato collocabile al 5000 a.C circa). In più, sono state rinvenute evidenze della presenza di letti fluviali a sud del Bosforo.

Bisogna ammettere tuttavia che la teoria è ancora fonte di dibattito tra gli esperti, ma sicuramente è suggestiva ed aprirebbe anche scenari nuovi su quella che è la memoria collettiva di popolazioni distanti solo apparentemente tra loro.

Che dire, per oggi è tutto, spero che l’articolo vi sia piaciuto. Se avete altri argomenti che vorreste veder trattati, scrivetemelo sulla pagina Instagram!

Alla prossima!

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