Giuseppe Valditara, Ministro della (D)istruzione e del Merito di andarsene a casa

Temevo che il momento in cui non sarei riuscito a frenare le mie manine sarebbe arrivato. Mi ero ripromesso di non lasciarmi trasportare eccessivamente dagli eventi e dal mood del momento.

Sono giorni che leggo le esternazioni del nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Ogni volta che ne leggo una, un moto riassumibile con “ma anvedi sto….” ma mi riprometto di andare oltre, di lasciar correre, di non prendere questa pagina e farla diventare un gigantesco manifesto contro il classismo, la mancanza di empatia e l’inadeguatezza per un incarico di governo delicatissimo.

Il Ministro dell’Istruzione ha a parere mio, un compito di una importanza fondamentale per un paese. Ha in mano il destino delle prossime generazioni. Ha il potere di rendere il loro percorso scolastico letteralmente un inferno oppure l’esperienza che ricorderanno positivamente per il resto dei loro giorni. Un percorso che dovrebbe aprire le porte ai nostri studenti verso importanti traguardi sia per loro stessi, per la loro crescita personale, ma anche e principalmente per il nostro stesso paese.

Ed una persona che ha in mano questo importantissimo compito, in un paese ideale dovrebbe farsi in quattro per garantire che le aule di scuola, dall’asilo in poi, siano il luogo più sicuro e di comfort per gli studenti. E non parlo solo di stare al caldo o al freddo. Parlo di comfort psicologico oltre che quello fisico. Gli studenti dovrebbero sentirsi al sicuro e protetti, non vessati e sottoposti ad intimidazioni di ogni genere.

Ma andiamo a contestare nel merito o meglio, nel demerito, questo Ministro.

Il primo segnale di allarme mi è giunto quando Valditara ha iniziato a sventolare lo slogan del “basta con l’insegnamento dell’astratto”, seguito dal “le imprese non trovano le competenze adatte nei diplomati”. Un brivido mi è corso lungo la schiena, un brivido gelato.

Caro Ministro, quali competenze dovrebbero trovare le imprese nei nostri diplomati? Forse l’essere sottopagati? E’ una soft skill? Quella di subire le vessazioni di un mondo del lavoro dove il lavoratore è sottoposto costantemente al ricatto per lo stipendio? Ah no, forse è la competenza migliore è quella di stare zitto, di abbassare la testa e magari ringraziare anche per lo stipendio medio da fame che abbiamo in questo paese.

Caro Ministro, la scuola italiana non può ridursi ad un centro di addestramento reclute per le imprese del nostro paese. La scuola italiana non può essere e non dovrà mai essere una macchina sforna operai/impiegati senza la minima ambizione e senza l’estro, la fantasia e la creatività che ha reso questa nazione prima nel mondo in molteplici settori.

Un altro segnale preoccupante è stato quando ha parlato di rimuovere il reddito di cittadinanza a chi non completa il percorso scolastico. Intendiamoci, non sono questo grande estimatore del RdC, ma mi rendo conto perfettamente che una dichiarazione così punitiva è sintomo di una totale superficialità nell’affrontare il problema. Prima di togliere il RdC a qualcuno che non ha terminato la carriera scolastica, così, d’ufficio, forse bisognerebbe capire il perchè lo ha fatto, in quale condizione magari si trova a livello famigliare, se la scuola gli ha fornito tutto l’aiuto possibile per terminare la carriera fino al diploma.

Caro Ministro, ha presente quanti ragazzi abbandonano la scuola perchè è la scuola ad abbandonare loro? Quanti ragazzi non completano gli studi perchè la società in cui vivono de facto non glielo consente?

Caro Ministro, forse dovrebbe chiedersi prima di togliere la paghetta, perchè l’istruzione, la cultura, viene sempre di più vista come un malus, un qualcosa da magari evitare ed a cui guardare con sospetto. In questo paese, di cultura non si vive.

Altre picconate alla fiducia verso Valditara sono arrivate leggendo del divieto di utilizzo dei cellulari in orario scolastico.

Caro Ministro, è davvero questo il problema della scuola italiana? E’ davvero questa la priorità che si è dato al dicastero di sua competenza?

Io forse avrei puntato maggiormente su problemi più grandi, come ad esempio l’impoverimento dell’offerta formativa per gli studenti, la diminuzione dell’orario delle lezioni, la scarsità di docenti, lo scarso reddito percepito da chi deve insegnare ai nostri figli, la precarietà di migliaia di docenti ormai da ere geologiche, la mancanza di un reale piano per l’edilizia scolastica, visto che ci sono edifici che letteralmente potrebbero crollare in testa agli studenti. Ed ancora, lo scandalo dell’alternanza scuola lavoro, lo sfruttamento di ragazzi in orario scolastico da parte di aziende a cui poco frega di averli in ditta ed il messaggio sbagliatissimo che viene trasmesso, ossia che possono lavorare anche gratis, zitti e muti (e magari morirci anche, sul posto di lavoro). Potrei continuare, ma per bontà verso di Lei, mi fermerò.

Infine, la mazzata finale. L’inno all’umiliazione sbandierato in queste ore. Uno studente ben venga che sia umiliato, perchè sarà promuoverà la sua crescita e la sua voglia di riscatto.

Caro Ministro, mi permetta di dirle, che con questa affermazione (nonostante l’arraffazzonato dietrofront di poco fa, in cui dice di essersi espresso male.. MA MALE COSA.. LEI è IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, DEVE SAPERE PERFETTAMENTE COME ESPRIMERSI!) si è per me guadagnato un cartellino rosso. Lei dovrebbe semplicemente avere il buonsenso di dimettersi, dovrebbe avere il rispetto per quel ruolo che ha tradito e rimettere l’incarico. Davvero, lo lasci a qualcuno di degno e portato per quel mestiere. E’ evidente che lei non è all’altezza.

E glielo dico da studente umiliato in molteplici occasioni, dall’asilo fino all’università. Potrei fare una lista lunga un chilometro per le umiliazioni che ho subito nella mia carriera scolastica, da compagni, da maestre e professori.

Sa, caro Ministro, cosa hanno lasciato quelle umiliazioni? Solo cicatrici e rancori. Nessuna voglia di riscatto, nessuna voglia di rivalsa. Sa cosa mi ha dato invece la voglia di rivalsa? Vedere mio padre alzarsi alle 5 di mattina andare a lavorare in condizioni di totale umiltà. Vedere mia madre farsi in quattro per far quadrare i conti e non farmi mancare niente.

No Ministro, le umiliazioni a scuola non servono ad un cazzo di niente.

Servono solo ad aumentare una statistica. Sa quale? Quella dei suicidi negli adolescenti. Una statistica, che se andrà in porto il modus operandi, di certo vedrà un drammatico innalzamento che stia certo avrà sulla coscienza.

Buona serata Ministro, ma sappia che probabilmente l’ha rovinata a migliaia di studenti, trattandoli come farebbe il peggiore dei bulli.

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