Road to Election Day – Puntata 1

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Apriamo questo weekend con una rubrica che (spero) vi accompagnerà fino al fatidico 25 settembre, quando andremo tutti (o almeno ci si augura la maggior parte di noi) a votare per eleggere i nuovi rappresentanti in parlamento.

Vi ricordo il post di qualche tempo fa, in cui provo a spiegare le regole del gioco, se ve lo foste perso.

Iniziamo quindi facendo un po’ la carrellata per visualizzarci un po’ la situazione dei partiti e delle coalizioni, così da esaminare la loro evoluzione nelle settimane che verranno.

Avete preso la molletta? Perchè vi assicuro che il vostro naso potrebbe risentirne.

Da dove partiamo? Ma si dai, partiamo dai fascisti dal centrodestra!

Partito Nazionale Fascista, NO!Scus! Movimento Sociale Italiano, Ah no, ha cambiato, Fratelli d’Italia:

Il partito guidato dalla Giorgia, italiana, cattolica, madre, è ormai in corsa insieme al PD per il titolo di prima forza politica del prossimo parlamento. La Meloni, in odore di premiership per via del patto di coalizione (chi prende un voto in più indica il premier) sta anche provando a costruirsi una credibilità internazionale, con interviste alla stampa estera e dichiarazioni di posizionamento pro-NATO atte a tranquillizzare tutti quegli analisti che vedono nel partito di destra un pericolo di ritorno ad un infausto passato in cui l’olio di ricino andava per la maggiore nelle case degli italiani.

Non mancano di sicuro gli attriti con gli alleati, più che altro con Forza Italia (perchè si sa, che Berlusconi ama far lui la prima donna), un po’ meno con la Lega di Salvini che però ha iniziato ad annusare da qualche tempo una sorta di furto dell’elettorato da parte di FdI. Inoltre c’è anche il sospetto negli ultimi giorni, che la Meloni abbia interloquito con Draghi per farsi consigliare su eventuali ministri affidabili, con sommo disappunto dell’uomo del Papeete. Di sicuro c’è che Giorgia non ha ancora preso le distanze da un buon numero di fedelissimi ed anche candidati in odore di ventennio, nostalgici di saluti romani e magari qualche amichevole incursione squadrista (saranno amanti del vintage). In più come ciliegina sulla torta della settimana, c’è stata la proposta sull’istituzione di una sorta di sistema orwelliano basato su una intelligenza artificiale, che vada a scartabellare tra neolaureati e neodiplomati, per assegnare lavori che udite udite, non si possono rifiutare. Nel caso di rifiuto da parte del povero malcapitato, addirittura Fratelli d’Italia propone un regime sanzionatorio. Roba da Nord Corea.

Cosa Nostra, Fininvest, Bunga Bunga Party, niente oggi coi nomi mi confondo, Forza Italia:

Cosa possiamo dire sul partito del nostro guascone preferito, l’uomo dei festini, del Milan, dell’uveite ad oltranza per non andare ai processi e chi più ne ha più ne metta? All’indomani della caduta del governo Draghi, Berlusconi ha provato subito a lanciare l’opa sul centrodestra, forte (????) del suo gustosissimo 10% scarso dato dai sondaggi, andando prima a lanciare poco velati insulti a Salvini, cercando poi di frenare le velleità (in realtà giustificate dai fatti) della Meloni, infine ad insultare un po’ il 40% dei suoi subordinati di partito, in special modo quelli fuoriusciti per la decisione scellerata di far cadere il governo.

E’ stata epica infatti la diatriba tra la neo-consorte di Berlusconi, Marta Fascina, ed il povero Renato Brunetta, chiamato nano per l’ennesima volta. La cosa mi ha sempre fatto ridere, perchè si può dire ciò che si vuole del buon Renato, perchè di nefandezze ne ha anche dette tante nel corso della sua carriera politica, però schernirlo e insultarlo per la sua bassa statura è veramente becero. Se volete attaccarlo, attaccatelo per le eventuali minchiate che dice. Per questa cosa, Brunetta avrà sempre un punto di simpatia dal sottoscritto. Andiamo Renato, facciamo licenziare qualche statale fannullone così ti rallegri.

Di programmi in Forza Italia si parla oggettivamente poco, per lo più slogan, come il milione di alberi da piantare, il dentista gratis per gli anziani ed il rialzo delle pensioni minime. Tutti annunci civetta che servono solo per arraffare qualche voto dei cittadini che guardano alla propria punta dei piedi e non all’orizzonte, perchè sia mai che un partito politico in campagna elettorale faccia promesse su programmi di risoluzione sistemica dei problemi ed a lungo termine. Che siamo matti?

Anche qui la ciliegina della settimana è stata la dichiarazione dell’ex Cav. sui fondi del PNRR. Secondo lui, è tutto merito suo, li ha ricevuti lui ed ha fatto tutto lui. E niente, è la demenza senile, capiamolo.

Papeete Beach, Lega Nord:

Disorientamento in casa di Matteo S.

In effetti come un po’ per Forza Italia, si sta consumando anche una spaccatura interna post-decisione di non partecipare al voto di fiducia per il governo, facendolo de facto crollare. E’ innegabile che all’interno del partito del nord, ci sia ancora l’ala governista che ha mal digerito la mossa del leader ed ancora si interroga su quanto sia stato furbo scatenare l’uragano elezioni in un momento di contrazione dei propri consensi in favore della Meloni.

Ad ogni modo, è ripartita la macchina propagandistica con il solito tam tam su migranti e sicurezza. La corsa di Salvini è palesemente focalizzata sul tornare a guidare il Ministero dell’Interno (che poi, non ci andava mai! L’avranno visto tre volte in croce. La sua attività da Ministro ce la ricordiamo soprattutto per aver fatto provare la moto d’acqua della polizia al figlio e per aver usato un organismo dello Stato per la sua propaganda). Tuttavia sulla sua strada c’è appunto la Meloni, che non vede di buon occhio il ritorno del leghista sulla poltrona del Viminale. La ciliegina della settimana per la fazione leghista è la proposta di punire i ragazzi che si comportano male negandogli l’accesso alla patente di guida. Ah però!

Tra l’altro, restano ancora i pesanti dubbi sulla posizione della Lega riguardante la politica estera. Il leader del carroccio è sempre stato filo-Putin e la questione del viaggio a Mosca pagato dall’ambasciata Russa sicuramente avrà degli strascichi sia per gli elettori sia per gli equilibri interni alla coalizione.

Azione con Fausto Bertinotti Clemente Mastella Matteo Renzi Carlo Calenda:

Lo devo ammettere, un po’ subisco il fascino politico di Calenda. E dopo questa affermazione penso che andrò a farmi una doccia con la trielina. Perchè è innegabile che nel programma di Azione ci siano cose anche condivisibili (personalmente adoro la postilla sul Cursus Honorum per i politici), ma quello che proprio non riesco a comprendere è l’atteggiamento eccessivamente spavaldo del leader. Per carità, apprezzo una certa decisione e determinazione nelle idee, ma porre diktat sulla presenza di elementi come Sinistra Italiana ed i Verdi (già capisco di più il veto su Di Maio) in una coalizione progressista di sinistra a guida PD è qualcosa che a mio avviso è completamente inconcepibile. Tra l’altro dopo aver imbarcato gente come Miss tunnel dei neutrini del Gran Sasso (la Gelmini) e la Carfagna, personalità oggettivamente divisive agli occhi dell’elettore medio del PD. Inoltre, il peso di Calenda quanto può essere? 3-4%? Come si può pensare di voler a tutti i costi far passare la propria linea, pena lo strappo e la corsa in solitaria, quando in realtà non si ha il peso politico per poter forzare la mano? E’ un atteggiamento ottuso che mi ricorda i personalismi di Bertinotti, Mastella e più recentemente Renzi. Leader (?) che per ego smisurato volevano avere il potere di far saltare i tavoli, pur contando oggettivamente poco in termini di voti. Non dico che facendo parte di una coalizione uno debba essere completamente schiacciato dal partito più numeroso, ma comunque trovare un compromesso dovrebbe essere la strada maestra, anche in virtù della speranza di riuscire a non far vincere la destra. Mah, sarò ingenuo io.

Democratici di Sinistra La Margherita Partito Democratico:

Sinceramente io ancora mi chiedo come sia possibile che il PD stia risalendo nei sondaggi e, notizia di oggi, superi addirittura la Meloni e si attesti come primo partito intorno al 25,7%. Sarà perchè l’elettore medio di sinistra si è già messo la molletta nel naso? Sarà perchè, come qualcuno dice, il paese ha dei meccanismi intrinseci per evitare le derive destrorse ed autoritarie? Non lo so, secondo me è più probabile che una fetta di indecisi, quando messa alle strette, preferisca votare l’usato sicuro, quello moderato, quello che oggettivamente bene o male riesce sempre a fare un governo in un modo o nell’altro (da brividi). Personalmente non ho niente contro Letta (Enrico, intendiamoci), ritengo abbia ancora un credito da riscuotere dopo la pugnalata di Renzi, ma oggettivamente non lo ritengo quel leader forte di cui ha bisogno la sinistra. E’ lodevole la sua intenzione ed il suo tentativo di creare quel calmo allargato per coalizzarsi contro la destra, ma oggettivamente dovrebbe secondo me guardare più agli alleati naturali (SI, Verdi) piuttosto che a Calenda a tutti i costi. Perchè snaturarsi non è mai conveniente, per quel motivo da me citato qualche post fa, ossia che è la paura di perdere, che fa perdere il PD.

E poi, anche qui ciliegina della settimana. Ora, io sono d’accordo che i ricchi vadano tassati, che ci vorrebbe più equità sociale eccetera, ma in un momento di crisi, bisogna anche essere un minimo strategici. Come stracazzo è possibile che la prima dichiarazione programmatica della campagna elettorale fatta da Letta, sia una tassa sulle successioni per dare una dote ai diciottenni? Allora dillo che ti vuoi sparare nelle palle da solo, perchè è ovvio che una dichiarazione del genere ti verrà rispedita sui denti dalla destra, che non aspettava altro che riportare in auge il tam tam del “La sinistra è il partito delle tasse”. Un minimo di cazzo di furbizia, non dico di essere intellettualmente disonesti (vero Silvio? Vero Matteo S., Matteo R.?) ma bisogna anche saper scegliere il momento per affrontare certi temi. E’ innegabile che la campagna elettorale sia anche un gioco di astuzie, ma diamine, è sempre la sinistra che deve far la figura della rimbambita?

Partito di Conte Partito degli Elevati Partito Populista Movimento 5 Stelle:

Più che sui programmi, questa campagna elettorale sarà semplicemente una sorta di evento traumatico per la sopravvivenza del movimento stesso. Sebbene stiano cercando di portare avanti le proprie idee (che siano giuste o sbagliate, poco importa), in realtà sembra che molte delle questioni che occupano le ore di Conte&Co. siano semplicemente di tipo organizzativo interno. Prima la questione dei due mandati (a proposito, ciao Toninelli, Ciao Taverna, Ciao Crimi) che ha tenuto banco per una settimana abbondante, poi la questione candidature in base alla residenza con la lite Lombardi-Raggi, con la prima che con la sua solita arroganza dettata dall’ignoranza, attacca la seconda in maniera assolutamente pretestuosa e senza senso. Poi la polemica sulla candidatura del cerchio magico dell’avvocato del popolo (Casalino in primis) e le problematiche delle alleanze. Probabilmente il M5S correrà da solo, anzi, è praticamente certo. Altrettanto probabilmente non riuscirà minimamente a replicare l’enorme risultato delle scorse elezioni, sia per le defezioni sia per l’allontanamento di parte dell’elettorato, deluso dalle diatribe interne che poco c’azzeccano con la vocazione “popolare-populista” del movimento. Il risultato è che probabilmente il provvedimento simbolo dei grillini, ossia il Reddito di Cittadinanza, verrà depennato dalla prossima legislatura magari contribuendo a far ritornare quel sentimento di rabbia dal basso che caratterizzava l’avvicinamento dell’elettorato anti-sistema al “partito” di Sant’Ilario.

Forza Italia Viva:

Se non si apparenta con qualcuno, probabilmente il partito di Renzi non riuscirà a raggiungere la soglia di sbarramento, scomparendo dal prossimo Parlamento. Personalmente non potrei esserne più felice. Poi in settimana ha ricevuto anche l’invito a confluire nel centrodestra da Berlusconi, serve dunque ancora commentare? Opto per l’oblio e la damnatio memoriae.

Sinistra Italiana/Verdi:

Letteralmente presi probabilmente alla sprovvista dall’astio di Calenda, stanno cercando di cucire un accordo parallelo con il PD, come dicevo prima alleato naturale della coalizione csx-progressista. Probabilmente avranno grosse difficoltà a far sentire la propria presenza nella prossima legislatura, con un notevole impoverimento del pluralismo, soprattutto su tematiche sociali importanti. La questione del “diritto di tribuna” ventilata da Letta mi sembra semplicemente un palliativo per tenere a freno Calenda, garantendosi comunque un tot dei voti dell’ala più a sinistra dell’elettorato. Non una grande idea, che rischia semplicemente di disperdere voti preziosi che potrebbero rimpiangere nel momento in cui si dovessero rivelare determinanti negli equilibri post-elezioni.

Infine, per il capitolo “inguardabili” vi segnalo che Il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, si è alleato con Italexit di Paragone e quel simpaticone di Simone Di Stefano, ex segretario di CasaPound. Insomma, un’accozzaglia di Neo-fascisti, xenofobi, omofobi, bigotti e populisti anti-euro. Una roba da minestrone avariato.

Per oggi è tutto! Alla prossima settimana!

2 thoughts on “Road to Election Day – Puntata 1

  1. C’è necessità di trovare un nome all’entità risultata dalla fusione tra Mario Adinolfi e Di Stefano. Me la immagino una roba tipo Majin bu.

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